I difficili inizi tra guerra, riparazioni e vendite di motocicli.
27/02/2018

I difficili inizi tra guerra, riparazioni e vendite di motocicli.

Tratto dal libro "Essere già oltre il domani" caratteri e dinamiche del successo imprenditoriale di Lorenzo Bonaldi

Nel gennaio del 1946, all’officina riparazioni, la ditta individuale Bonaldi Lorenzo fu Lorenzo aveva aggiunto il commercio al minuto di motocicli nella sede di via dei Mille 19 (che diventerà via Paglia) con succursale in via Camozzi 5, chiusa poi qualche mese più tardi. Scelta quanto mai indovinata. 

Nel difficile dopoguerra, infatti, la motocicletta rappresentava «l’indispensabile ausilio per ricominciare a lavorare e a ricostruire». Il parco macchine era quasi distrutto, limitate le materie prime, gomma, benzina, sconvolto dai crolli monetari il potere d’acquisto della maggioranza degli italiani, la motocicletta si presentava «come la più valida risposta alle esigenze di mobilità della popolazione, purché si fosse mostrata con una veste adeguata, soprattutto priva dell’aureola di “bello e orribile mostro”, sporco, rumoroso e complicato che fino ad allora l’aveva accompagnata». Come era accaduto dopo la prima Guerra mondiale, si pensò di ripartire con piccoli motori da applicare alla bicicletta. Piccoli motori da 30 o da 50 cc che funzionavano e soprattutto costavano poco. Fra i tanti modelli, il Mosquito Garelli andava per la maggiore e proprio su quel motorino si concentra l’attenzione dei due giovani sposi. «In un anno ne abbiamo venduti 1.500 – dirà Carla Comana in un’intervista del 2004 – ma abbiamo commercializzato anche altri marchi tra cui la Mondial, la MV ed altre ancora».
 
Il sogno, però, aveva un nome solo: Moto Guzzi. Nel 1946, la casa di Mandello Lario aveva presentato il Guzzino, la moto per tutti. Rossa, semplice, cambio a 3 marce, freni efficienti e ruote alte. «Robusta, generosa, infaticabile», una vera protagonista della motorizzazione italiana. A questo modello vendutissimo si aggiungevano, entrambi nel 1950, il Falcone, la Guzzi di grossa cilindrata, più richiesta, e il Galletto, tentativo riuscito di unire «i vantaggi dello scooter a quelli della classica motocicletta a ruote alte: buona protezione al guidatore, faci-lità di impiego, ruota di scorta oltre alle prestazioni, al confort e alla tenuta di strada di una moto normale».
Arrivare alla Guzzi, però, non era stato facile. «Ci eravamo incontrati con il commendator Guzzi – ricostruisce la signora Carla – e ci aveva imposto una società con suo cognato, ma la cosa non spaventò Renzo. Era sicuro che la cose sarebbero cambiate e aveva ragione lui». Il 3 gennaio 1951, la Moto Guzzi Spa dichiarava «che la ditta Bonaldi Lorenzo, residente in Bergamo via Paglia 19, è propria concessionaria di rivendita per la città e zona di Bergamo». La partita era vinta. Alla fine di febbraio, a suggellare l’accresciuta importanza dell’impresa, la ditta  assumeva la nuova denominazione di Mototecnica Bonaldi Lorenzo. Fin da subito, gli affari vanno molto bene. Il boom economico stava iniziando e anche a Bergamo avrebbe portato più di un decennio di continua crescita economica e di aumento del reddito procapite. La sede di via Paglia inizia a mostrare i primi limiti, come anche la casa di via Camozzi 22, in cui sono andati a vivere appena sposati, si fa di giorno in giorno sempre più stretta. I bambini ormai sono tre: Rosamaria ha 5 anni, la sorella Giancarla uno in meno e l’ultimo, Giuseppe (Beppe), nasce proprio quando l’azienda del papà prende la concessione della Moto Guzzi.

“Di via Camozzi – racconta Rosamaria – mi ricordo il portone quadrato grande. Al piano terra abitava la famiglia Riccò che infiascava il vino, noi eravamo al primo piano. Cucina senza finestra, una grande sala con parete a vetri e poi il corridoio: da una parte il soggiorno e una stanza buia – che a me faceva un po’ paura – con i mobili della sala che i miei avevano comprato quando si erano sposati e, dall’altra, la camera con il mio lettino e quello di mia sorella in mezzo a motocicli, gomme e pezzi di ricambio”. 

Casa Bonaldi, in qualche periodo dell’anno, si trasformava in una sorta di succursale dell’officina. Quello dello spazio diventa sempre più un problema e, con i primi soldi guadagnati, Lorenzo costruisce un nuovo edificio al n. 1/E di via Manzoni in cui realizza il negozio al piano terra, l’officina al piano interrato e tre piani, di cui uno ad uso uffici e due ad uso di civili abitazioni. Solo più avanti acquisterà l’edificio liberty all’angolo con via A. Maj. 
Nell’Italia che si lascia alle spalle le privazioni e che ha voglia di crescere all’insegna dell’ottimismo, la nuova sede diventa presto il punto d’incontro dei tanti appassionati proprietari di una Moto Guzzi e di numerosi aspiranti tali. Sono mille metri quadrati in cui c’è tutto: salone esposizione con dieci vetrine, ufficio, magazzino ricambi, deposito merci. E poi salone posteggio, officina, lavaggio, deposito macchine. Il tutto dotato del più moderno macchinario, sollevatori automatici, stazione di servizio Emanuel e, per la prima volta in città, una rimessa esclusiva per motocicli e motocarri. Gli affari vanno a gonfie vele e lo dimostra il fatto che nel ’55 Lorenzo è in grado di realizzare la villa di Serina (come regalo alla moglie ma con le iniziali “L.B.” sul cancello d’ingresso) e, l’anno seguente, di acquistare la tenuta di Telgate.

"Erano 280 pertiche di terreno – afferma Giuseppe Busetti, fratello di Pasqua, che dal 1951 era la tata della famiglia Bonaldi – con un bel gabbione che poteva contenere 3.000 quaglie. Il signor Lorenzo veniva qui a sparare insieme a tanti amici e ricordo pranzi e cene a base di fagiani e lepri. Il mio compito era curare i cani e accompagnarlo a caccia. Ha tenuto Telgate fino al ’63".

Anche sul versante aziendale la metà del decennio ’50 si conferma un periodo effervescente. È tutto il Paese a registrare un incremento annuo del Pil intorno al 6% (cifra che oggi appare un miraggio) e a fare parlare i giornali inglesi di “miracolo economico italiano”. Anche la provincia di Bergamo si lascia alle spalle gli assetti tradizionali e si avvia ad assumere una struttura sempre più industriale.
Nel gennaio ’56, infatti, la ditta comunica alla Camera di commercio l’apertura della nuova filiale di Treviglio. La Moto Guzzi è una garanzia, e lo sarà ancora per altri anni, ma qualcosa sta cambiando. Sul finire degli anni Cinquanta l’industria motociclistica nazionale ha ormai rallentato parecchio la sua corsa. Gli italiani hanno più soldi e sono in tanti a decidere di lasciare «il romantico mondo delle due ruote per quello più comodo delle automobili utilitarie. L’auto era ormai un sogno alla portata di tutti […]». Lorenzo e Carla, nel fiutare il vento, hanno già deciso. Nel 1958 iniziano a vendere le prime Fiat e Lancia usate e i risultati confermano che quella poteva essere la strada giusta.

 

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